Da
New York a Torino, ritorna a casa un prezioso cofano-forte su tavolino realizzato
dall’ebanista di Corte Pietro Piffetti. L’ha acquistato all’asta newyorkese di
Sotheby’s la fondazione Accorsi-Ometto per la cifra di 170mila dollari (circa
130mila €) facendo un regalo di straordinaria portata per la cultura di Torino
e del Piemonte. Con un certo orgoglio l’ha presentato alla stampa il presidente
Giulio Ometto sottolineando che “l’acquisto di questo nuovo ed inedito gioiello
dell’ebanisteria piemontese non arricchisce solo il nostro museo, ma anche il
patrimonio storico-artistico di tutta l’Italia”. Accanto a lui lo storico
dell’arte Luca Mana e Massimo Ravera, del Centro Conservazione e Restauro La
Venaria Reale, che ne curerà il restauro indagando modi, tecniche e materiali
usati da Piffetti. Dal 12 settembre fino a gennaio 2014 il pubblico potrà ammirarlo
insieme ad altre legnose preziosità in una mostra appositamente allestita nei
palazzi Accorsi e Lascaris.
Il cofano-forte acquisito dalla Fondazione Accorsi prima del restauro. |
Chi è Pietro Piffetti (1701-1777)? E’
certamente il più grande ebanista a livello europeo anche se per i francesi è
alla pari con Charles Boulle. Nelle sue creazioni il gusto francese si fonde
mirabilmente con l’abilità olandese dell’intarsio, il tutto portato all’eccesso
con il grande uso di molti materiali, dalla madreperla alla tartaruga,
dall’avorio alle pietre semi-preziose e a tutta una serie di legni rari per gli
intarsi, ebano, bosso, palissandro, pero e molti altri ancora dei 68 tipi di
legno reperibili, all'epoca, in Piemonte e in Savoia. La produzione è varia:
manici dei bastoni, scalette, sgabelli, tavolini, scansie, piedestalli,
scatole, crocefissi e naturalmente la serie di scrivanie, trumeaux, comò,
pregadio. Lo scrigno acquisito dalla Fondazione Accorsi era forse il capriccio
di una regina o di una principessa sabauda. Faceva parte di un corredo da
toilette per contenere gioielli, parrucche, essenze preziose… Non si sa chi
l’ha messa all’asta, ma la provenienza dal Messico fa pensare a Maria Beatrice
di Savoia, figlia di re Umberto II. Molto probabilmente il cofano-forte venne
caricato sul treno che nel 1947 portò da Torino a Cascais mobili e oggetti al
sovrano esiliato. Fu una cortesia del presidente “galantuomo” Luigi Einaudi (vgc)
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