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venerdì 19 ottobre 2012

TUTTE LE CARROZZE DEL QUIRINALE


quattro berline arrivano da torino


Dall’anno del 150° dell’unità d’Italia i torinesi potranno ammirare al Quirinale le più belle carrozze dei Savoia, grazie all'apertura straordinaria delle antiche Scuderie Sabaude, situate all'interno del palazzo presidenziale, edificate dall'arch. Antonio Cipolla nel 1874. Lo potranno fare solo a piccoli gruppi con autorizzazione del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Servizio Patrimonio: un limite dettato – si legge sul sito www.quirinale.it - dalla “particolare localizzazione degli ambienti espositivi, all'interno di spazi dove si svolge l'attività quotidiana della Presidenza della Repubblica”. Un vero peccato!


Appena insediato al Quirinale re Vittorio Emanuele II, primo re dell'Italia unita, il Ministero della Real Casa si pose il problema di sistemare cavalli, carrozze e corredi di scuderia. Le carrozze in uso alla Corte furono in massima parte realizzate alla fine dell’800 da ditte specializzate: fanno eccezione solo 4 berline piemontesi e 3 del Granducato di Toscana. Le quattro carrozze piemontesi conservate nella Sala della Rotonda sono i pezzi più antichi e pregiati della collezione, spesso utilizzati nelle occasioni più importanti della storia sabauda: un berlingotto del 1789 con la cassa verniciata in oro e dipinta; una berlina del 1817 detta degli sposi perché utilizzata in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele II; un’altra berlina (1817) la cui cassa è completamente dipinta con le storie dell'eroe greco Telemaco alla ricerca del padre Ulisse. Nel 1819 il Pregliasco e lo stesso gruppo di artisti impegnati per la fabbricazione delle altre due vetture realizzano anche l’“Egiziana”, costruita per il carnevale del 1819 su ordine di Carlo Felice di Savoia, duca del Genevese, e offerta a sua moglie Maria Cristina di Borbone. In seguito furono tinteggiati in nero gli originari fondi color avorio e la vettura venne utilizzata per i solenni trasporti funebri. Un’occasione unica per un viaggio alla scoperta della Roma piemontese (v.g.c.).


                               

A MILANO BATTESIMO REALE PER IL PICCOLO PRINCIPE AMEDEO, DUCA DEGLI ABRUZZI


Assenti o non invitati i Savoia Carignano

Com’è nello stile sobrio e riservato di casa Savoia Aosta si è tenuto in giugno a Milano per un ristretto gruppo d’invitati, oltre ai famigliari, il battesimo del secondogenito di Aimone e Olga, il piccolo principe Amedeo di Savoia, a cui il nonno, attuale capo della Real Casa di Savoia, ha conferito il titolo di Duca degli Abruzzi, caduto in disuso dal 1933 quanto era morto il celebre principe Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, ammiraglio, esploratore e alpinista al quale è dedicato il Museo della Montagna di Torino.
Al piccolo duca, nato a Neuilly sur Seine (Parigi) il 24 maggio 2011, battezzato dal parroco della Basilica di San Marco, don Luigi Testore, sono stati imposti i nomi Amedeo, in onore del nonno paterno, e Michel, in onore del nonno materno. Le madrine sono state le principessa Mafalda di Savoia e Marina di Grecia e il padrino, l'amico di famiglia George Antaki.

Per la cronaca mondana hanno partecipato al lieto evento, tra le corse divertite del fratellino Umberto e delle cuginette, il principe Amedeo con Silvia di Savoia, il papà e la mamma del battezzato, Aimone delle Puglie e Olga di Grecia, la prima moglie del nonno Claudia d’Orlèans, le zie Mafalda e Maria Cristina di Savoia-Aosta, quest’ultima figlia dell’eroe dell’Amba Alagi. Per la casa reale di Grecia c’erano i principi Michele e Marina con altri esponenti e discendenti di famiglie nobili e case reali europee strettamente imparentate con il battezzato.

Nessun Savoia del ramo Carignano era presente (non è stato invitato, non è potuto intervenire?): né Vittorio Emanuele, né Emanuele Filiberto, né Maria Gabriella. Anche se ormai la querelle tra i due rami sabaudi sembra così remota nel tempo e finita da qualche anno.

Sergio Boschiero, segretario nazionale dell'Unione Monarchica Italiana, sul sito Monarchia.it ha dichiarato: “I monarchici italiani gioiscono assieme alla famiglia reale, adesso che le tre generazioni della gloriosa casata sabauda rappresentano più che mai un’alternativa per il futuro del nostro Paese” (v.g.c.)

LA STORIA INCISA NELLE MEDAGLIE DEI CITTADINI DELL'ORDINE



E’ un modo di raccontare la storia religiosa, artistica, civile e militare di Torino e del Piemonte del tutto inconsueto e molto originale quello scelto dai Cittadini dell’Ordine – società che vanta oltre 140 anni di successi nel campo della vigilanza e della sicurezza – con la stampa del volume di Anna e Alessandro Cremonte Pastorello di Cornour, Di medaglia in medaglia. Momenti di storia (U. Allemandi), la cui presentazione si è tenuta presso “Torino Incontra” con interventi di Massimo Centini, Renzo Rossotti, G. G. Massara e Mario Brusa, in collaborazione con l’Associazione Immagine per il Piemonte.
Dal 1976 a oggi sono state coniate medaglie di innegabile valore (in argento e bronzo) proponendo, ogni anno, un anniversario che, con giusto equilibrio, celebra eventi e personalità ben note alla maggioranza, accanto ad altri eventi e personalità che forse sono ricordati da una più stretta cerchia di persone. Un corpus di grande qualità nato dalla sensibilità della famiglia Cremonte Pastorello, attenta a volgere lo sguardo verso la storia, il bello, la memoria.

Come ha ricordato l'antropologo Massimo Centini nella dotta prefazione: “La medaglia ha in sé qualcosa di arcaico e di eterno. Nel nostro immaginario è soprattutto il segno del raggiungimento di una mèta ambita e ottenuta spesso con fatica. A differenza della moneta, ha un valore in quanto oggetto e non per la cifra che simbolizza. Quindi è un valore relativo e per questo umanissimo. La medaglia si «vince» e celebra il raggiungimento di un risultato. Ogni famiglia, in un modo o nell’altro, una medaglia la possiede: può essere quella in cassetta di sicurezza, quella di un parente che prima o poi sarà lasciata a qualcuno, oppure si materializza con connotazioni velate di mito. Diventa così la protagonista nella ricostruzione di genealogie e glorie familiari, in cui c’è sempre qualcuno che va ricordato per le sue imprese da ritenere straordinarie” (v.g.c.)