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giovedì 12 dicembre 2013

ALBERTO BOLAFFI RICEVE IL XIX PREMIO DI CULTURA L'ARCANGELO.





La XIX edizione del Premio di Cultura L’Arcangelo, attribuito dall’Associazione Immagine per il Piemonte ad una personalità che abbia dato lustro con la sua condotta di vita, le sue azioni, il suo esempio alla nostra Regione, è stata assegnata quest’anno ad un esperto di fama mondiale, Alberto Bolaffi. Se soltanto si pronuncia il suo cognome si evocano immagini attinte dalla memoria di tutti noi: dal periodo della nostra infanzia, in particolare, quando venivamo attratti magicamente da figure, profili, colori impressi su francobolli o monete, primi passi di quelle che, da adulti, avremmo trasformato in vere collezioni, alimentate da autentica passione.
Cerimonia di premiazione della XIX edizione de L'Arcangelo (da sin. Martini, Cardinali e Bolaffi). Foto Carlo Cretella
Bolaffi è, si può dire da sempre, sinonimo di collezionismo di altissima qualità, ma non solo. E’ soprattutto la storia di una famiglia che ha fatto del buon gusto, dell’amore per la cultura, dell’interesse per il bello, declinato in preziosi oggetti, uno stile di vita.
Con modestia, Alberto Bolaffi afferma che per parlare di lui occorre necessariamente fare riferimento alle figure di suo nonno, che portava il suo stesso nome, e di suo padre Giulio. Due imprenditori filatelici di fama e livello internazionali.
Il nonno Alberto, nato a Livorno nel 1874 da un’importante famiglia di commercianti di penne di struzzo e pietre preziose residente a Gibilterra, pur rimanendo cittadino britannico si trasferì in giovane età a Torino. Studente molto brillante, poliglotta, iniziò a soli sedici anni un’attività nel settore filatelico che lo portò ben presto ad essere uno dei periti più prestigiosi; giunse quindi al vertice del commercio mondiale di francobolli. Responsabile dell’organizzazione dell’Esposizione di Torino del 1911 divenne inoltre fornitore della Real Casa e curatore della collezione filatelica della regina Elena del Montenegro. Sposato con Vittoria Foa ebbe quattro figli, di cui Giulio era il primogenito. Quando si spense nel 1944, la sua attività fu proseguita proprio da Giulio, nato nel 1902 a Torino.
Alberto Bolaffi nella sede storica della sua azienda in via Cavour a Torino.
Diplomato al Liceo classico D’Azeglio e laureato in Giurisprudenza, partigiano, poi cavaliere di Gran Croce, Giulio si dedicò con passione all’attività filatelica e al collezionismo con straordinari risultati; sulle orme del padre decise di firmare e periziare solo gli esemplari in ineccepibile stato di conservazione. In tal modo il suo nome divenne sinonimo di qualità ed è ancor oggi impresso su numerose rarità mondiali. Nel 1945 fondò il primo news magazine italiano del dopoguerra, La settimana nel Mondo, dal quale nacque la rivista La settimana filatelica, che in seguito assunse il titolo Il Collezionista. Nel 1956 pubblicò lo storico Catalogo Bolaffi dei francobolli italiani, e nel 1961 creò la casa editrice che porta il suo nome. Sposato con Palmina Seghesio, ebbe due figli, Stella ed Alberto, che avrebbe seguito la sua strada. Lasciò questo mondo nel 1987.
Suo figlio Alberto, al quale viene conferito il XIX Premio di Cultura L’Arcangelo presieduto dal conte Alessandro Cremonte Pastorello di Cornour, è nato a Torino il 6 gennaio 1936. Coniugato con Nicoletta Cacciatore ha due figli, Giulio Filippo e Nicola Alberto. Terminati gli studi secondari in Svizzera, dopo la guerra Alberto torna in Italia; avvezzo all’uso del francese deve nuovamente apprendere il nostro idioma. Inserendosi nelle attività della famiglia si dedica, tuttavia, ad un filone particolare, la filografia, ovvero l’interesse per tutto ciò che è comunicazione scritta, con una predilezione per il mondo dei francobolli. I suoi interessi si distribuiscono dunque su un arco molto ampio e risultano assai variegati e poliedrici spaziando dai reperti della scrittura occidentale alla filatelia per proseguire con la numismatica, i manifesti, le memorabilia spaziali, la parola scritta tecnologica, la  bibliofilia (testi rivoluzionari del XX secolo e ippologia latina e italiana). E’ inoltre tra i primi a manifestare un’attenzione per l’arte astratta, da cui scaturisce una passione per la pittura del Novecento.
Sul piano professionale è stato Amministratore Delegato delle varie società Bolaffi e della Bolaffi Mondadori; giornalista pubblicista, ha diretto Il Collezionista, ed ha scritto numerosi saggi. Ha curato la pubblicazione di cataloghi e periodici su vari argomenti quali arte, viaggi, gastronomia, enologia, collezionismo spaziale. Dalla fine degli Anni 60 con la Fratelli Fabbri Editori e poi con altri editori in Italia e all’estero ha pubblicato le prime enciclopedie che al contesto tecnico-letterario univano concretamente gli oggetti relativi al contenuto delle stesse (francobolli, monete, carte telefoniche, conchiglie, profumi…). Si è anche occupato di pubblicazioni di contenuto zoo-sociologico.
Il Cav. Lav. Alberto Bolaffi.
Oggi è Reggente della sede di Torino della Banca d’Italia, Presidente e Amministratore Delegato della Plurinvest, holding delle attività Bolaffi, e della Svi.Co. (Società per lo Sviluppo del Collezionismo). Membro di molte accademie e associazioni di assoluto prestigio, come il nonno e il padre ha firmato il Roll of Distinguished Philatelists. E’ l’unico membro onorario non britannico della Royal Philatelic Society di Londra, che nel 1997 gli ha conferito la Tilleard Medal, premio assegnato alle più importanti collezioni.

Con il 2013 Alberto Bolaffi ha consegnato il testimone al figlio Giulio Filippo, che ha l’impegnativo ma entusiasmante compito di continuare nel percorso intrapreso da chi lo ha preceduto, sempre all’insegna del motto di famiglia «amore significa conoscenza, conoscenza significa amore», mutuato da Aristotele: un ispiratore che si erge come un gigante dalle pagine della storia del pensiero occidentale, una luce sicura per illuminare il cammino. Basti rammentare che lo Stagirita fu istitutore di Alessandro Magno e venne celebrato nella Commedia di Dante come “maestro di color che sanno”… 
Luca Martini
Segretario Generale dell’Associazione Immagine per il Piemonte

venerdì 6 dicembre 2013

EZIO GRIBAUDO e il Concilio Vaticano II tra l'Imperatore Santo e Papa Wojtyla. Mostra d'arte a San Mauro Torinese

Gribaudo nel suo studio tra le opere dedicate al Concilio Vaticano II
Dall’8 al  26 dicembre 2013, nella Sala della Giunta del Palazzo Municipale del Comune di San Mauro Torinese, in via Martiri della Libertà 150, si terrà la mostra d’arte contemporanea “Ezio Gribaudo e il Concilio Vaticano II. Tra l'Imperatore Santo e Papa Wojtyla”, a cura di Paola Gribaudo e Ioannis Kantzas. Orari: lunedì-sabato 16-20, mattino su prenotazione; domenica 11-12. Info: tel. 011.8228011. Entrata libera. La mostra s’inserisce nelle manifestazioni di Natale del Comune, che si concluderanno con il Presepe vivente organizzato dall’Associazione Orsarese.

Come sottolinea il Sindaco, Ing. Ugo Dallolio, nella presentazione del catalogo Skira: “l’Amministrazione Comunale e la Cittadinanza di San Mauro danno il benvenuto all’artista Ezio Gribaudo, la cui notorietà supera i confini nazionali, basta leggere la voce a lui dedicata dalla grande “Enciclopedia Treccani”: “Pittore, scultore e grafico italiano. Ha studiato architettura e si è interessato alle tecniche grafiche e tipografiche. Vicino alle esperienze di Tapies, Burri, Fontana, Gribaudo esalta l'importanza della materia; per le sue tavole (rilievi, rilievi e serigrafie, bassorilievi) e per le sue sculture, realizzate in polistirolo (Logogrifi), usa prevalentemente il bianco su bianco. Come grafico ha ricevuto numerosi premî (Quadriennale di Roma, 1965; Biennale di Venezia, 1966; Biennale di San Paolo del Brasile, 1967)”.
Le opere in mostra nel Palazzo Comunale richiamano i grandi eventi del 2013, in particolare l’Anno della Fede, il cinquantenario del Concilio Vaticano II e l’Anno costantiniano oltre alla futura canonizzazione di Papa Wojtyla, che con Giovanni XXIII, sarà proclamato santo il prossimo 27 aprile 2014. Le opere del maestro Gribaudo sono state esposte per la prima volta a Torino nel 1964 da Gian Enzo Sperone alla Galleria “il Punto”, nel 1965 a Roma alla Galleria Pogliani e nel 1963 da Cardazzo a Venezia alla Galleria del Cavallino e sono documentate nell’Enciclopedia del Concilio Vaticano II.
Ora, dopo cinquant'anni, sono raccolte in un volume Skira, accompagnate da testi inediti di don Andrea Pacini e Ivan Fassio oltre ad un’antologia di testi, da Albino Galvano a Luigi Carluccio, da Andreina Griseri a Giuseppe Marchiori, da Nicola Miceli e Martina Corgnati unitamente ad una poesia di Cesare Zavattini e ad un testo di Sua Eminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio.
L’esposizione “Ezio Gribaudo e il Concilio Vaticano II. Tra l'Imperatore Santo e Papa Wojtyla” vuole anche ribadire l’importanza del legame ecumenico tra Oriente e Occidente – molto caro al piemontese Cardinale Carlo Maria Martini.
Il Comune di San Mauro Torinese con questo omaggio a Gribaudo intende proseguire il suo impegno nei confronti di quegli artisti che hanno contribuito all’evoluzione dell’arte contemporanea in Piemonte, in Italia e all’estero (vgc).

giovedì 28 novembre 2013

IL LUOGOTENENTE DEL RISORGIMENTO. Conferenza finale degli Aperitivi dell'Ass. Immagine per il Piemonte



Perché un personaggio di tale statura, che tanto ha influito sugli eventi che
hanno contraddistinto uno dei periodi più importanti, significativi e complessi
della storia d'Italia, ha trovato così poco riscontro presso gli storici
tanto da essere quasi dimenticato?



Si conclude il ciclo autunnale degli Aperitivi Culturali dell’Associazione Immagine per il Piemonte con una conferenza su un artefice del Risorgimento dimenticato: Eugenio Emanuele di Savoia Carignano Villafranca (1816-1888): il Luogotenente del Risorgimento, ritornato all'attenzione dei lettori ad opera del gen. Mauro Ferranti, autore della biografia Eugenio di Savoia-Carignano (Umberto Soletti Editore, 2013 www.umbertosolettieditore.com). Il 28 novembre nella Sala Principe Eugenio in via Legnano 2/b a Torino con l'autore intervengono: Marco Albera (Fondazione Accorsi-Ometto), il Ten. Col. Marcello Marzani (Comando Regione Militare Nord), l’editore Gianluca Soletti. Modera: lo storico e giornalista Vittorio G. Cardinali. Saranno presenti: Leopoldo Francesco Villafranca Soissons con il figlio Daniel Alexis Villafranca Soissons della famiglia dei Conti Villafranca Soissons (Milano), discendenti del Principe Eugenio Emanuele di Savoia.

Mauro Ferranti, Generale di Brigata in ausiliaria e appassionato studioso di storia patria, dopo anni di faticoso lavoro, propone la sua completa e avvicente biografia di Eugenio di Savoia Carignano che, come recita il sottotitolo fu "un artefice del Risorgimento Italiano". Un'indagine rigorosa e di ampio respiro su di un personaggio fondamentale eppure, stranamente, a lungo trascurato dalla storiografia maggiore.
Eugenio di Savoia-Carignano fu al centro e all’acme del potere durante tutto il gravido periodo storico del Risorgimento, dai primi moti del 1821 fino al susseguirsi degli eventi che in meno di cinquant’anni portarono all’unificazione dell’Italia.
Ammiraglio comandante della Marina Sarda, Luogotenente del Re in più occasioni, incaricato di missioni politiche e diplomatiche di delicata importanza, ebbe sempre posizioni di grande evidenza e di grandi responsabilità e fu sempre ascoltato consigliere al fianco di tre sovrani sabaudi: Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II e Umberto I.
Stimato e ammirato allora per le sue capacità e il suo attaccamento all’Italia e alla casa regnante, andrebbe nuovamente celebrato come fece, nel 1899, lo storico Emilio Pinchia: “La nostra Nazione deve ricordare quanto tatto, quanto patriottismo, quanto accorgimento politico fosse in quel principe che si mantenne volontariamente in disparte, discreto e devoto a lato del trono, pronto all’opera, fido nei consigli, e con un riserbo tanto più meritevole quanto più era sicuro il suo ingegno. Il nobile portamento, la dignità dei modi, l’inflessibile lealtà della sua condotta, lo fanno degno di reverente memoria, come italiano e come principe di Savoia” (vgc)

mercoledì 13 novembre 2013

OMICIDIO A CORTE. Massimo Centini indaga sulla misteriosa morte di Amedeo VII, il Conte Rosso



Il terzo appuntamento degli "Aperitivi Culturali 2013" dell’Associazione Immagine per il Piemonte si tiene giovedì 14 novembre, sempre nella Sala Principe Eugenio, via Legnano 2/b alle ore 18, ed è incentrato sull’ultimo libro di Massimo Centini, Omicidio a Corte. Indagine sulla morte del Conte Rosso, Amedeo VII di Savoia, edito da ArabA Fenice, prefazione di Vittorio G. Cardinali, costituisce un’interessante occasione per una lettura diversa di un frammento della storia sabauda. Con l'autore ne parlano lo storico Vittorio G. Cardinali e il docente Roberto Solari. Infatti, la morte di Amedeo VII, detto il Conte Rosso, è circondata da un’aura di mistero. Una fine naturale, a seguito di un grave incidente di caccia, o avvelenamento?
Amedeo VII il Conte Rosso
Da tempo gli storici cercano di dare una risposta. Ci prova oggi Massimo Centini: vestendo i panni dell’investigatore, prova a raccogliere indizi e informazioni, materiali d’archivio e notizie, organizzando il tutto con un’impostazione criminologica. Ne scaturisce un quadro interessante, sempre radicato nella storia e a tratti avvincente.
Un caso del XIV secolo raccontato con linguaggio semplice, ma sempre scientifico, che offre ai lettori tutte le necessarie informazioni metodologiche per l’approccio alle diverse tematiche trattate all’interno del testo. Un pratico contributo è costituito da tutta una serie di box distribuiti nei singoli capitoli e utili per approfondimenti e chiarimenti tecnici.
L’ultima fase della vita del Conte Rosso – che ha la sua scenografia nel castello di Ripaille – se osservata tenendo conto del brulicare di fatti che l’hanno caratterizzata, si presenta con i toni di un autentico giallo, anche se il plot è totalmente immerso nella storia e costellato di risvolti misteriosi, intrighi, presunte congiure e forse un po’ di magia.

Il clou della questione riguarda soprattutto le cause della morte Conte Rosso. La vicenda giuridica che ne seguì portò alla luce presunti errori diagnostici e terapie discutibili. Infatti, i rimedi impiegati dell’epoca potevano essere talmente bizzarri e lontani dall’attuale farmacopea da non consentire un giudizio in merito.
Intrighi di corte e manovre di potere, inevitabili in anni di frequenti guerre e segnati da un continuo ridisegno dei confini dei singoli domini, si inseriscono a buon titolo nel legittimare la vicenda come un vero e proprio giallo a sfondo storico: un lontano e misterioso episodio, contemporaneamente un’interessante testimonianza di storia e non ultima una vicenda che può essere osservata in modo suggestivo e appassionate attraverso l’ottica criminologica (vgc)

mercoledì 16 ottobre 2013

350° DELLA NASCITA DEL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA. Celebrazioni a Torino.


Vienna 18-10-2013 riapertura del Winterpalais del Principe Eugenio
Quest’anno si celebra a Torino e a Vienna il 350° anniversario della nascita del principe Eugenio di Savoia Carignano Soissons, condottiero, stratega e mecenate.
L’Associazione Immagine per il Piemonte (v. Legnano 2/b, Torino, tel. 335 216045, info@immagineperilpiemonte.it) commemora la sua figura europea con una conferenza, un itinerario culturale e una celebrazione religiosa, in contemporanea con Vienna, dove si svolge l’inaugurazione del restaurato Palazzo d’Inverno del principe sabaudo, nella Himmelpfortgasse 8, al centro della capitale imperiale.
Nella conferenza di storia e costume – che si terrà il 18 ottobre - Secondo Furno Marchese parla dei"Savoia Soissons e Mancini: due famiglie tra processi, intrighi e potere" mentre Pietro Terzolo, presidente del Centro Studi Eugeniani, descrive "La partenza da Parigi del giovane Eugenio...".
Una messa anniversaria per i 350 anni della nascita del principe viene officiata il 19 ottobre alle 18,30 dal Rettore della Real Chiesa di Santa Cristina don Adolfo Ferrero, alla presenza di una rappresentanza del Gruppo Storico Militare Pietro Micca. Infine il 25 ottobre ci sarà una passeggiata culturale di mezza giornata dedicata alle orme lasciate dal principe sabaudo a Torino. Inizia dalle Reali Tombe della Basilica di Superga e si conclude nel centro storico di Torino per approfondire la genialità militare del condottiero. La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata direttamente sul sito www.piemonteitalia.eu; telefonando al numero verde 800.329.329
La genialità militare con cui liberò la città dagli assedianti francesi, quella genialità per cui era ammirato da Napoleone, da Federico il Grande e per cui divenne per antonomasia l’eroe senza rivali della Monarchia absburgica. La Vienna di oggi è impensabile senza di lui. Nato francese (Parigi, 18 ottobre 1663), figlio di madre italiana e di padre savoiardo, dedicò la sua vita al servizio della casa di Absburgo. Per questo su un lato del suo monumento a Vienna sta scritto: “Al glorioso vincitore dei nemici dell’Austria”. Proprio il servizio (fedele sempre al giuramento fatto a ventidue anni) era stato la stella polare della sua vita, mentre l’arte che lo indusse a raccogliere quadrerie e biblioteche splendide, fu la sua passione costante. Infatti, i meriti di Eugenio furono straordinari non solo in campo militare, ma anche diplomatico e culturale. Anche per questo su un altro lato del monumento sta scritto: “Al saggio consigliere di tre imperatori”.
Ebbe un alto concetto dell’amicizia e le vittorie sulle armi della Francia furono tanto merito suo quanto del comandante inglese Marlborough: esiste una medaglia su cui sono raffigurati come Castore e Polluce.
Come dice Henderson nella sua ampia biografia, tre furono i durevoli successi della sua vita: impedì che l’impero fosse conquistato da Luigi XIV; infranse l’ultimo assalto all’Occidente della potenza ottomana e, infine, fu uno dei maggiori mecenati delle arti che il mondo abbia mai visto. Nonostante tutte le vittorie e gli incarichi ricoperti sdegnò le tentazioni sia del fasto che della ricchezza, conducendo una vita semplice e preferendo dotare la città che lo ospitava di palazzi e monumenti che la abbellissero.
Come acutamente scrisse Rousseau, che compose due odi in onore di Eugenio, fu imparando a vincere se stesso che apprese a domare i suoi più fieri nemici.
Al principe Eugenio di Savoia spetta un posto di primo piano nella storia del secolo XVIII. È stato guida e stratega di grandi battaglie, ma più importanti ci appaiono oggi la lungimirante capacità politica e le doti di statista che gli consentirono di porre alla politica asburgica obiettivi lontani.
Ma da noi cosa si sa di Eugenio, che Napoleone considerava uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi? «Se ne sa poco o niente – ha scritto il filosofo Anacleto Verrecchia - perché l’Italia, per una provinciale forma di sciovinismo alla rovescia, si lascia scippare facilmente quello che in qualche modo le appartiene. Forse perché siamo più abituati a portare la livrea che a reggere il bastone del comando».
La sua variegata personalità gli permise di salvare l’Impero, alla fine del Seicento, dall’invasione ottomana e lo guidò a raccogliere capolavori d’arte con lo spirito del collezionista settecentesco, così come in quegli anni si delineava tale figura nelle principali corti europee. Dal palazzo del Belvedere a Vienna, le sue collezioni d’arte formano oggi il corpus principale delle raccolte della Galleria Sabauda di Torino, vanto della nostra città. I torinesi gli devono la liberazione della città e la vittoria contro la Francia, che permise al Ducato di Savoia di trasformarsi in quel regno (di Sicilia, poi di Sardegna) destinato a diventare il Regno dell’Italia unita.
Questo è il personaggio che quest’anno si celebra, e senza l’intervento determinante del quale Torino, il Piemonte e l’Italia non avrebbero raggiunto la situazione attuale (vgc).
Nella R. Chiesa di S. Cristina l'affresco con il voto di Vittorio Amedeo II ed Eugenio di Savoia.


mercoledì 18 settembre 2013

CURIOSITA' e SEGRETI nelle carte risorgimentali del CENTRO STUDI C. NIGRA A CASTELLAMONTE

Sabato 21 settembre nella prestigiosa cornice del Castello di Castellamonte si svolgerà la quarta edizione dei simposi (con ingresso libero) dedicati a Camillo Cavour e Costantino Nigra, due protagonisti del nostro Risorgimento, ideati e organizzati dall'infaticabile Roberto Favero, presidente dell'Associazione Nigra, con la collaborazione del Comune di Castellamonte, della Fondazione Cavour e dell’Associazione Immagine per il Piemonte, in occasione della 53^ edizione della Mostra della Ceramica.
Il tema scelto per il 2013 è particolarmente invogliante: "Curiosità e segreti di storia patria: le verità di Costantino Nigra raccontate nella sua corrispondenza", una raccolta di notizie, sui grandi temi del Risorgimento, raccontate da grandi esperti sulla base di documenti inediti raccolti dal Centro Studi. Aprirà il convegno il giornalista Vittorio G. Cardinali che introdurrà il tema ed i vari relatori con un programma ricco di argomenti di interesse anche per il pubblico più eterogeneo: Nerio Nesi, Presidente della Fondazione Cavour, parlerà dei difficili rapporti tra Cavour e Garibaldi; la giornalista televisiva Barbara Ronchi della Rocca illustrerà il ruolo della Castiglione e di Nigra nella ricerca dell'alleanza con la Francia; la studiosa siciliana Annamaria Falciglia svolgerà l'intrigante tema delle relazioni tra Nigra e l'Imperatrice Eugenia, mentre l'Ambasciatore Massimo Spinetti intratterrà sui rapporti tra Nigra e l'ambasciatore austriaco Metternich nella Vienna della Triplice Alleanza.
Chiuderà i lavori del convegno il Presidente dell'Associazione Nigra Roberto Favero con una panoramica di grande interesse sull'attività di Nigra come Ambasciatore d'Italia nelle grandi capitali europee. Coronamento finale del nutrito pomeriggio di cultura ci sarà lo scoprimento di un busto al bel Costantino, che il ceramista Roberto Perino consegnerà al Centro Studi, e il conferimento di onorificenze ad alcuni benefattori che hanno destinato al Centro alcuni importanti cimeli appartenuti a Costantino Nigra.
Nell'occasione verrà anche presentata l'ultima fatica di Roberto Favero per valorizzare la figura di Costantino Nigra, un volume che raccoglie importanti testimonianze sulla storia del Risorgimento, raccolte da lettere originali e inedite, come si deduce dal titolo: Verità e segreti di storia risorgimentale nella corrispondenza di Costantino Nigra.

giovedì 12 settembre 2013

AMEDEO D'AOSTA METTE ALL'ASTA ARREDI DIPINTI E ARGENTI DELLA SUA RESIDENZA DI SAN ROCCO


La notizia sta facendo il giro di tutti i circoli monarchici e degli ambienti aristocratici italiani sollevando non poche critiche. Il duca Amedeo di Savoia-Aosta mette all’asta da Bolaffi gran parte degli arredi della sua residenza San Rocco di Castiglion Fibocchi in Toscana. Infatti gli appassionati di storia sabauda hanno già da tempo la data bloccata. L’appuntamento è per il 25 settembre in via Cavour 17 nella Sala Bolaffi, due giorni prima del 70° genetliaco del principe, erede potenziale al trono d’Italia. Il catalogo online si può sfogliare sul sito www.bolaffi.it, e-mail aste@bolaffi.it
Il duca Amedeo nella sua residenza del Borro (1985) ora dei Ferragamo.
La base d’asta complessiva è di 850mila euro per circa 600 lotti, ma il cuore dell’incanto sarà rappresentato dai beni di “S.A.R. il principe Amedeo di Savoia, Duca di Aosta”, circa 300 oggetti di ottima qualità tra argenti, ceramiche, libri, dipinti, arredi dal XVI al XX secolo.
Prezzi per tutti i gusti: dalla sedia a dondolo America in mogano (stima da 200 euro) allo scrittoio stile Impero (400), dal pesce mobile in metallo argentato (100) a due aironi in porcellana (Cina XVIII sec. 5000 euro), poi un gruppo di 18 libretti di teatro e 4 partiture musicali (200), 12 ventagli in carta e legno (120 euro), piede d’elefante cacciato da Elena d’Orlèans, moglie del duca Emanuele Filiberto (350 euro), fino ad arrivare ai ritratti degli avi sabaudi: Amedeo IX, Carlo Emanuele I, Vittorio Amedeo II, Eugenio di Savoia.
Insomma oli su tela ma anche oggetti di uso quotidiano con gli emblemi di casa Savoia e delle famiglie reali europee imparentate, come il servizio da tavola di trecento pezzi della fine dell’Ottocento (base 10 mila euro) o la brocca d’argento con le armi di Olga Kostantinovna Romanova, moglie di Giorgio I di Grecia (base 3 mila).
La scelta della casa d’aste di via Cavour pare azzeccata perché Torino è ancora un città legata sentimentalmente ai Savoia e – dati i tempi di crisi – come ha sottolineato l’amministratore delegato Giulio Filippo Bolaffi «i prezzi di partenza sono decisamente competitivi, perché sarà il mercato a decretare il giusto valore degli oggetti proposti».
Alle critiche dei monarchici amareggiati che vedono in questo gesto anche una delegittimazione del duca, qualcuno mormora addirittura “fossi in Vittorio Emanuele, parteciperei all'asta per comperare quei beni... umiliando Amedeo” oppure “Amedeo d’Aosta è alla frutta, si vende le bomboniere!”, risponde il duca “Certi pezzi non li venderò mai. Non capisco però certi malumori. I tempi sono cambiati” e replica la contessa Olghina di Robilant: “Non credo vi sia niente di così drammatico nella notizia. Hanno semplicemente bisogno di soldi. Maria Gabriella ha fatto lo stesso da Christie's qualche anno fa, e pari dicasi per il 90% delle famiglie Reali per non parlare dei Romanov. Leggo sempre la rivista francese "Point de Vue" e quasi ogni settimana vi sono esposti beni di famiglie reali che vendono oggetti di casa in aste. Anche gli inglesi se per questo. Troppa roba da gestire e mantenere in tempi di crisi economica. La legittimità del capo di Casa Savoia non può essere messa in dubbio per questo” (vgc)

giovedì 23 maggio 2013

DIMORE STORICHE TRA PIEMONTE E SAVOIA. Convegno con studiosi francesi e italiani all'Archivio di Stato


Nell’ambito del programma “Torino incontra la Francia” l’Associazione Dimore Storiche Italiane, sezione Piemonte e Valle d'Aosta, promuove il 25 maggio, dalle 10 alle 13, in piazzetta Mollino (Sala Conferenze dell'Archivio di Stato di Torino) un convegno di studi per analizzare rapporti e legami tra Piemonte e Savoia, le due regioni che formavano fino a 150 anni orsono un solo stato, il Regno di Sardegna. Nel corso della mattinata verranno evidenziati legami famigliari, oggetti, documenti che trovano concreta conservazione oggi in molti palazzi e castelli della nostra regione. Tra gli interventi e i saluti: Fabrizio Folonari, Edith Ravaux, Frederic Bouilleux, Hervè de Lacotte, Pietro Passerin d’Entrèves, Marco Carassi, Silvia Cavicchioli, Paola Casana, Edoardo Greppi e Tomaso Ricardi di Netro (info tel. 011 8129495). vgc
Il castello Roero sulla collina di Guarene (Alba).
Il maniero di Montemagno nell'Astigiano

mercoledì 24 aprile 2013

UN CAPOLAVORO DI PIETRO PIFFETTI TORNA A TORINO DA NEW YORK


Da New York a Torino, ritorna a casa un prezioso cofano-forte su tavolino realizzato dall’ebanista di Corte Pietro Piffetti. L’ha acquistato all’asta newyorkese di Sotheby’s la fondazione Accorsi-Ometto per la cifra di 170mila dollari (circa 130mila €) facendo un regalo di straordinaria portata per la cultura di Torino e del Piemonte. Con un certo orgoglio l’ha presentato alla stampa il presidente Giulio Ometto sottolineando che “l’acquisto di questo nuovo ed inedito gioiello dell’ebanisteria piemontese non arricchisce solo il nostro museo, ma anche il patrimonio storico-artistico di tutta l’Italia”. Accanto a lui lo storico dell’arte Luca Mana e Massimo Ravera, del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che ne curerà il restauro indagando modi, tecniche e materiali usati da Piffetti. Dal 12 settembre fino a gennaio 2014 il pubblico potrà ammirarlo insieme ad altre legnose preziosità in una mostra appositamente allestita nei palazzi Accorsi e Lascaris.
Il cofano-forte acquisito dalla Fondazione Accorsi prima del restauro.
            Chi è Pietro Piffetti (1701-1777)? E’ certamente il più grande ebanista a livello europeo anche se per i francesi è alla pari con Charles Boulle. Nelle sue creazioni il gusto francese si fonde mirabilmente con l’abilità olandese dell’intarsio, il tutto portato all’eccesso con il grande uso di molti materiali, dalla madreperla alla tartaruga, dall’avorio alle pietre semi-preziose e a tutta una serie di legni rari per gli intarsi, ebano, bosso, palissandro, pero e molti altri ancora dei 68 tipi di legno reperibili, all'epoca, in Piemonte e in Savoia. La produzione è varia: manici dei bastoni, scalette, sgabelli, tavolini, scansie, piedestalli, scatole, crocefissi e naturalmente la serie di scrivanie, trumeaux, comò, pregadio. Lo scrigno acquisito dalla Fondazione Accorsi era forse il capriccio di una regina o di una principessa sabauda. Faceva parte di un corredo da toilette per contenere gioielli, parrucche, essenze preziose… Non si sa chi l’ha messa all’asta, ma la provenienza dal Messico fa pensare a Maria Beatrice di Savoia, figlia di re Umberto II. Molto probabilmente il cofano-forte venne caricato sul treno che nel 1947 portò da Torino a Cascais mobili e oggetti al sovrano esiliato. Fu una cortesia del presidente “galantuomo” Luigi Einaudi (vgc)

mercoledì 17 aprile 2013

"IMMAGINE PER IL PIEMONTE": un'Associazione viva che guarda lontano.


«Per l’onore del Piemonte di oggi, nella consapevole memoria di quello di ieri e nella fattiva promozione di quello di domani» con il presidente Vittorio G. Cardinali
(Gina Zammiello 15. 04.2013)
TORINO – Una passione coltivata sui banchi di scuola. L’arte e la storia del Piemonte non hanno mai smesso di affascinare, allora come oggi, Vittorio G. Cardinali, giornalista, scrittore e presidente dell’associazione culturale «Immagine per il Piemonte». Già a vent’anni muove i primi passi nella collaborazione ad associazioni e periodici piemontesi che lo porteranno a crescere, farsi stimare e una decina di anni più tardi, nel 1992, avviare un progetto culturale di ricerca e di promozione degli aspetti peculiari  della capitale sabauda e del territorio piemontese, creando l’associazione “Immagine per il Piemonte”, onlus dal 2008.  
Aperta al dialogo e al dibattito fra i soci e altre realtà associative, Immagine, che non ha alcuna finalità di tipo economico e politico, continua nel proprio lavoro di migliorare l’immagine della Regione. Come farlo? «Cercando di intuire, analizzare quali aspetti e tradizioni suscitino ancora interesse nell’animo dei piemontesi», spiega Cardinali. È recente la presentazione del volume sulle origini dei Monti di Pietà (Effatà) di Nicola Di Mauro, all’istituto Missioni della Consolata, mentre è in itinere il ciclo di lezioni sulla storia dei Capi di Stato nei 150 anni dell’unità d’Italia.  Al passo coi tempi, tutte le iniziative e le scoperte e novità storiche con cui condividere commenti sono su Facebook (http://it-it.facebook.com/pages/ASSOCIAZIONE-IMMAGINE-per-il-PIEMONTE-onlus/126988137338201?sk=info )

Non solo storia, arte, letteratura, tradizioni e musica, ma anche turismo e viaggi  sono  gli argomenti proposti a  soci e simpatizzanti. Promuove, inoltre, incontri di altre realtà associative locali ed organizza convegni di studi nazionali.  
Un fiore all’occhiello è la biblioteca, aperta al pubblico, che ha visto crescere in grande misura il proprio patrimonio e conta oggi 6mila volumi e quasi 800 periodici. Dal 2001 è nella sede dell’Associazione di via Legnano 2/b a Torino.
Dal 1995 «Immagine per il Piemonte» conferisce annualmente il Premio di Cultura “L’Arcangelo” ad associazioni, enti o a personaggi che si siano distinti nella loro attività ispirandosi a quei valori che il presidente Cardinali vede «nell’onore del Piemonte di oggi, nella consapevole memoria di quello di ieri e nella fattiva promozione di quello di domani». Il 13 dicembre scorso il riconoscimento è andato al professor Aldo A. Mola, quale “storico e ricercatore insigne, di nascita e formazione piemontese, assurgeva ai più alti livelli della considerazione nazionale ed internazionale, per l’instancabile opera di saggistica storica, sempre rigorosamente testimoniata dalle fonti documentali…”. 

mercoledì 13 marzo 2013

SAN PIO V UNICO PAPA PIEMONTESE NELLA STORIA

Con l'elezione del nuovo Papa Francesco I - di origini piemontesi - torna d'attualità la storia dell'unico papa piemontese della storia: san Pio V da Bosco Marengo.

San Pio V, unico papa piemontese, nato a Bosco Marengo il 17 gennaio 1504, eletto papa il 7 gennaio 1566, defunto il 1° maggio 1572 e proclamato santo il 22 maggio 1712. Ecco le tappe salienti della sua biografia: dall’umile nascita all’ingresso nell’Ordine Domenicano; dal rigoroso impegno inquisitoriale, prima a Como e poi direttamente a Roma con la carica di Sommo Inquisitore; dall’elevazione al cardinalato alla sua nomina nel 1560 alla guida della diocesi di Mondovì; dal pontificato, caratterizzato da una dura repressione ereticale e dalla vittoria nella battaglia di Lepanto nel 1571 fino alla sua morte in odore di santità.
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Antonio Michele Ghislieri (Bosco Marengo, Alessandria 1504-Roma 1572), di famiglia modesta, nel 1518, entra nell'ordine domenicano e completa gli studi a Bologna. Viene ordinato sacerdote nel 1528, quindi è lettore di teologia a Genova e a Pavia. A Pavia è commissario dell'inquisizione e poi inquisitore a Como e Bergamo. Divenuto papa il cardinale Carafa (Paolo IV) lo vuole membro della commissione per la riforma della curia. Nel 1556 è nominato vescovo di Sutri e Nepi. Nel ’57 ottiene la berretta cardinalizia e l’anno dopo è grande inquisitore. Con papa Pio IV viene dimenticato dal 1559 al 1565. E’ sempre inquisitore e riorganizza l'episcopato di Mondovì.
Nel 1566 è eletto papa, grazie all'accordo dei cardinali Borromeo e Farnese. Nemico acerrimo della simonia e del nepotismo, applica i dettami tridentini che fa diffondere ovunque, anche nelle colonie dell'America Latina e della portoghese Goa. Pretende da vescovi e parroci il rispetto dell'obbligo della residenza, promuove la pubblicazione del Catechismo romano e del Breviarium Romanum e del Missale Romanum, insedia una commissione per la revisione della Vulgata, sceglie oculatamente vescovi e cardinali, fissa le competenze della penitenzieria apostolica e istituisce la «Congragzione dell'Indice», accentua il rigore inquisitorio che ha in Pietro Carnesecchi e in Aonio Paleario le sue vittime più illustri. Avverso, in maniera ossessiva al protestantesimo, favorisce la fazione dei Guisa in Francia, loda le truci carneficine del duca d'Alba nei Paesi Bassi (1570) scomunica la regina Elisabetta, esonerando altresì i cattolici inglesi dell'obbligo di fedeltà al sovrano. In urto con Filippo II e Massimiliano II, si ostina a esortare i principi cattolici alla concordia per lo sterminio dell'eresia. Nel 1571 la lega antiturca non riesce ad approfittare della clamorosa vittoria riportata a Lepanto. Pio V muore nel 1572.
Curiosità della cucina dei Papi rinascimentali
Il cuoco Bartolomeo Scappi inizia la sua attività il 1540 e il 1570. Ha scritto un manuale di cucina dal titolo "Opera dell’arte del cucinare" diviso in sei volumi che per la presentazione e la comprensibilità costituisce un esempio dell’eleganza dell’alto Rinascimento. In questo libro vi sono illustrazioni vivaci e scrupolose per una cucina ideale fornita di tutto ciò che è indispensabile a un cuoco provetto. Scappi è stato senza dubbio, un uomo istruito e sembra che sia stato cuoco segreto di Papa Pio V e non si dimentichi pure del cardinale Campeggio in quanto descrive un banchetto dato in onore del Sacro Romano Imperatore Carlo V, che il Cardinale conosceva bene. Alla morte del questo cardinale, Scappi né servi molti altri fino al conclave che nel 1564 proclama papa Pio IV, un lombardo amante della buona cucina, famoso per le cosce di rana fritte con aglio e prezzemolo. Nel 1566 prepara il banchetto per l’intronizzazione di Pio IV e ne fa un resoconto completo. Scappi nei suoi capitoli tratta di tutto ciò che è alimentare e in più anche diete per malati. Apprezza molto le marinate ed è esperto in stufati e bagnomaria. È anche il primo cuoco europeo ad esplorare l’arte della pasticceria.
Si è molto interessato agli aspetti scientifici del cibo, e la sua esperienza con papi anziani (Pio IV soffriva di disturbi digestivi) lo rese particolarmente attento ai problemi sanitari. Oltre ai pasticci tipicamente italiani e alla pasticceria, un’altra caratteristica a questo cuoco, è il suo amore per i latticini e per la carne di vitello e i salumi. Molti suoi piatti prendono il nome da città italiane, famose per la buona tavola, ha lasciato anche ricette internazionali. È stato il primo a far conoscere quell’aggeggio a due denti, rozzo, chiamata forchetta che a quei tempi serviva a scavalcare i voluminosi collari a gorgiera dell’epoca.

lunedì 4 marzo 2013

IN ATTESA DEL 12° PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


In attesa della nomina del 12° Presidente della Repubblica, l’Associazione Immagine per il Piemonte propone il corso “DAI RE AI PRESIDENTI: 150 anni di Capi di Stato in Italia. Grandi segreti e piccole virtù di 4 Re e 11 Presidenti raccontati da vicino” suddiviso in 8 lezioni di storia da marzo a giugno 2013 presso la Sala Principe Eugenio dell’Associazione, in via Legnano 2/b a Torino. Info: 345 0536937 – info@immagineperilpiemonte.it
I Capi di Stato dell’Italia sono stati finora 15: quattro Re e undici Presidenti della Repubblica. Da Umberto dalle bianche mani a Umberto II, la millenaria storia delle dinastia che ha fatto l’Italia registra i sovrani come capi morali degli italiani. Dal nascita del Regno (marzo 1861) la loro storia si confuse con quella del Risorgimento italiano. La monarchia sabauda svolse, durante questo periodo, anche una funzione di mediatrice tra l’Italia e l’Europa e fra gli italiani dei vari Stati ancora poveri di tessuto connettivo, mentre, dopo l’unità, si caratterizzò sempre più come monarchia fondata sul consenso popolare. Durante il Ventennio fascista si addensarono su di essa “nebbie e nubi”: la persona e le funzioni stesse del re furono gradualmente offuscate da quelle del duce nel quadro di una “diarchia” della quale uno degli elementi, il fascismo, conservava l’originaria vocazione repubblicana. Il Regno d’Italia (1861-1946) ebbe vita fino al 2 giugno 1946, data in cui un referendum istituzionale decretò la fine della monarchia e la nascita della repubblica. I sovrani furono 4: Vittorio Emanuele II, Umberto I, Vittorio Emanuele III e Umberto II.

Il primo presidente eletto secondo il dettato della Costituzione fu Luigi Einaudi. Il presidente eletto con il più ampio margine fu Alessandro Pertini che, nel 1978, raggiunse l'83,6% dei consensi (ossia 832 voti su 995). Giovanni Leone fu invece il Presidente che ottenne, nel 1971, il minor numero di consensi: il 52,0% (ossia 518 voti su 996). La sua elezione fu anche la più difficile e lunga della storia repubblicana, in quanto richiese 23 scrutini, protraendo i lavori parlamentari per quasi 25 giorni. Antonio Segni fu il primo presidente a dimettersi anticipatamente, a causa di un ictus. Poi, Giovanni Leone (nel 1978) e Francesco Cossiga (nel 1992), lasceranno in tono polemico pochi mesi prima a causa di contrasti ed incomprensioni con il Parlamento e i media. Enrico De Nicola è l'unico ad aver ricoperto sia l'incarico di Presidente del Senato che della Camera (quest'ultimo ruolo durante il Regno d'Italia). Ricoprì, successivamente, anche il ruolo di Presidente della Corte Costituzionale. Nella sua vita si ritrovò ad essere quindi la prima, la seconda, la terza e la quinta carica dello Stato. Cossiga (insieme a De Nicola) ha ricoperto anche l'incarico di Presidente del Senato, mentre, sempre Enrico De Nicola, Giovanni Gronchi, Giovanni Leone, Alessandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano ricoprirono precedentemente anche la carica di presidente della Camera dei Deputati (Cossiga, Gronchi, Leone e Scalfaro vennero eletti proprio mentre ricoprivano la carica di presidente di una delle due Camere). Giuseppe Saragat ricoprì invece la carica di Presidente dell'Assemblea Costituente. Segni, Leone, Cossiga e Ciampi sono gli unici ad aver ricoperto la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Leone e Napolitano sono, fino ad oggi, gli unici presidenti che ricoprivano già il ruolo di senatore a vita. Nel mese di maggio 2013 verrà eletto il 12° Presidente della Repubblica Italiana. Come recita l’articolo 83 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze… L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta”.
Il fattore umano è prevalente, ma è il Palazzo del Quirinale, con le sue vicende e i suoi personaggi, lo scenario spettacolare nel quale si svolgono gli avvenimenti che si vanno trasformando da cronaca in storia. Il Quirinale. Con i suoi undici inquilini, da De Nicola a Napolitano, ha sempre giocato un ruolo cruciale, anche quando è sembrato restare nell’ombra e nel silenzio (vgc).
Cambio della guardia davanti al Palazzo del Presidente della Repubblica.


giovedì 31 gennaio 2013

A SAN MAURO TORINESE NUOVA CASA FAMIGLIA INTITOLATA AL CARDINAL MARTINI


Sulla collina di San Mauro, con un panorama mozzafiato sull’arco alpino, funziona una nuova struttura per anziani dedicata alla figura del cardinal Martini. Si tratta di una casa famiglia nata da un’originale idea da Elvio Faggiano e dalla moglie Gloria, che ha come finalità l’accoglienza e l’assistenza di anziani autosufficienti. Sono stati messi in opera tutti gli accorgimenti e gli strumenti utili a riprodurre un ambiente famigliare in un contesto di comunità. Tutte le camere sono arredate e attrezzate in modo da coniugare funzionalità e buon livello residenziale.
Il complesso della Casa Famiglia card. Martini a San Mauro (foto Armano).
Si trova a poca distanza dal trafficato centro storico, in via IV Novembre 65 (www.casaanzianimartini.it - tel. 011 8973974 - 331 5902662 e-mail: info@casaanzianimartini.it). I lavori della casa progettata da Faggiano, imprenditore residente a San Mauro fin dal 1942, si sono conclusi nell’estate 2012 trasformando quella che è stata per 50 anni la residenza della famiglia in un luogo di accoglienza della terza età moderno e innovativo. Un dettagliato regolamento e carta dei servizi mette in luce tutte le peculiarità della casa famiglia, che prevede all’interno della struttura spazi collettivi ad uso degli ospiti, con un ampio salone per attività culturali e ricreative, cucina e sala da pranzo, bagni ad uso esclusivo, un giardino attrezzato. Si vuole soddisfare al massimo i bisogni degli ospiti prevedendo servizi personalizzati. Insomma un buon modo per far sentire a casa propria chi una propria non ce l’ha più.
La lapide apposta sulla facciata (foto Armano).
Un momento della cerimonia inaugurale (foto Armano).
Una lapide apposta sulla facciata ricorda il giorno della benedizione dell’edificio officiata da don Andrea Pacini, delegato diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, coadiuvato dal gesuita padre Giuseppe Giordano S.J., rettore della Chiesa dei SS. Martiri, e dal gesuita padre Lorenzo Gilardi, direttore di Villa Santa Croce. All’apertura hanno partecipato: l’ex Sindaco di S. Mauro Giacomo Coggiola, la consorte dell’attuale Sindaco di S. Mauro Ing. Ugo Dallolio, il pittore Ezio Gribaudo con la figlia Paola, l’imprenditore Luciano Trucchi.
E’ stato ricordato Martini come massimo propulsore dell'ecumenismo tra le varie Chiese e confessioni cristiane da parte cattolica, quando sollecitò a Milano la fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane. Al contempo promosse in maniera coraggiosa rispetto al magistero il dialogo tra Cristianesimo ed Ebraismo, segnando in materia una svolta non solo a Milano e in Italia, ma in Europa e in Occidente.
Come ha scritto Ferruccio de Bortoli, direttore de “il Corriere della Sera”: “Carlo Maria Martini sosteneva che la coscienza è “un muscolo che va allenato”, con disciplina, con sacrificio. E dunque le differenze tra chi crede e chi non crede sono assai piccole. Ma chi crede, assicura il cardinale, ha in sé un seme di follia che può capire solo chi la sperimenta”. Parole di buon auspicio per l’avvio della Casa Famiglia per Anziani Carlo Maria Martini di San Mauro, così come una delle frasi più amate dall’arcivescovo di Milano: Pro veritate adversa diligere (“per servire la verità essere pronti ad amare le avversità”). vgc


venerdì 18 gennaio 2013

VITTORIO MESSORI A TORINO PER BERNADETTE




L’ultimo libro di Vittorio Messori Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla verità di Lourdes (291 pp., € 18,50 Mondadori) viene presentato lunedì 21 gennaio, alle 20,45, presso la Sala Conferenze Faà di Bruno, in via Le Chiuse 30. Il giornalista e scrittore cattolico più famoso d'Italia è stato invitato dagli ex allievi del Liceo Faà di Bruno.
Questo libro è lo straordinario risultato di trent'anni di studio, di ricerca, di sopralluoghi. Un libro davvero unico, perché i volumi su Lourdes sono moltissimi, ma nessuno si è mai posto un simile obiettivo: indagare fino in fondo, con tutte le risorse della ricerca storica, sulla figura di Bernadette Soubirous. Sulle gracili spalle di questa quattordicenne di modestissime origini, analfabeta e malata, grava il peso immenso del maggior santuario mariano del mondo. Lei sola ha visto la "bellissima signora", lei sola ha udito, lei sola è la testimone delle diciotto apparizioni in una grotta poco lontana dal sobborgo di Massabielle. Sono trascorsi più di centocinquant'anni da quel lontano 11 febbraio 1858, ma gli arrivi di pellegrini a Lourdes aumentano a dismisura, e si avvicinano ai 6 milioni annui. Vittorio Messori non ha bisogno di presentazioni: sia Karol Wojtyla che Joseph Ratzinger si sono affidati alla sua penna per i loro primi libri-intervista. Messori ha studiato e lavorato per decenni con passione, competenza, pazienza per rispondere a una sola ma decisiva domanda: è credibile, Bernadette? O ci ha ingannati, scambiando per realtà le sue allucinazioni? Addirittura: è stata forse la complice inconscia di un imbroglio? (v.g.c.)

A colloquio con lo scrittore Vittorio Messori al Faà di Bruno (foto Cretella)
Il pubblico in sala (foto Cretella)