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lunedì 17 settembre 2012

GESTA E AVVENTURE DEL PRINCIPE EUGENIO IN UNA NUOVA BIOGRAFIA EDITA DA MURSIA


Wolfgang Oppenheimer – Vittorio G. Cardinali 

La straordinaria avventura del Principe Eugenio

L’Achille sabaudo al servizio degli Asburgo

PREFAZIONI di Otto Von Habsburg - Maria Gabriella di Savoia



Presentazione

Torino e Vienna sono due città europee con molti punti in comune: entrambe orbitano su un fiume, hanno spazi verdi, in particolare la collina, vantano una notevole vitalità culturale e sono state capitali di illustri monarchie. Savoia e Asburgo hanno retto per secoli le sorti di un piccolo regno transalpino e di un grande impero transnazionale: due casate alternativamente alleate e nemiche, che hanno salvato gli antichi domini e il trono grazie ai servigi di uno stratega dalla triplice nazionalità (francese, italiana e austriaca), il feldmaresciallo imperiale Eugenio di Savoia Soissons. Due regni crollati nel XX secolo a causa di terribili conflagrazioni mondiali.
In questa biografia, La straordinaria avventura del Principe Eugenio. L’Achille sabaudo al servizio degli Asburgo, scritta da Wolfgang Oppenheimer nel 1979, che oggi presentiamo ampliata e aggiornata in molte sue parti, la storia ribadisce, a distanza di oltre tre secoli, l'importanza dei rapporti tra Piemonte e Austria, nel più ampio contesto europeo. Perché se gli austriaci del Settecento creavano il mito del principe di origini sabaude per le sue gesta militari e la sua magnificenza di mecenate, onorando innanzitutto un italiano, oggi i piemontesi possono riscoprire la grandezza del condottiero al servizio dell'Impero, così trascurato sotto la Mole e così amato nella capitale asburgica.
Stratega e diplomatico, uomo di Stato e fautore della cultura, questo personaggio vissuto tra il 1663 e il 1736 è visto in modo diverso al di qua e al di la delle Alpi. Per l’Austria è stato un grande, ma da noi cosa si sa di Eugenio, che Federico di Prussia considerava uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi? Poco o niente, perché l’Italia si lascia rubare quello che le appartiene.
Proprio per colmare questa grossa lacuna e sottolineare con un’iniziativa culturale privata l’importanza non solo italiana e piemontese, ma la grandezza e il respiro europeo di Eugenio, fin dal 1994 l’Associazione Immagine per il Piemonte, da me presieduta, ha curato numerose iniziative sulla figura del principe per rendere omaggio al grande condottiero e all'uomo politico che fra i primi ebbe una visione globalizzante dell'Europa.
Nato francese, figlio di madre italiana e di padre savoiardo, il grande condottiero sabaudo dedicò la sua vita al servizio della casa d’Asburgo. Per questo su un lato del suo monumento a Vienna sta scritto: Al glorioso vincitore dei nemici dell’Austria. Proprio il servizio (fedele sempre al giuramento fatto a ventidue anni) era stato la stella polare della sua vita, mentre l’arte, che lo indusse a raccogliere quadrerie e biblioteche splendide, fu la sua passione costante.
Infatti, i meriti di Eugenio di Savoia Soissons furono straordinari non solo in campo militare, ma anche diplomatico e culturale. Anche per questo su un altro lato del monumento sta scritto: Al saggio consigliere di tre imperatori.
La sua variegata personalità gli permise di salvare l’Impero alla fine del Seicento, dall’invasione ottomana e lo guidò a raccogliere capolavori d’arte con lo spirito del collezionista settecentesco, così come in quegli anni si delineava tale figura nelle principali Corti europee.
Le sue collezioni d’arte provenienti dal palazzo del Belvedere a Vienna formano oggi il corpus principale delle raccolte della Galleria Sabauda di Torino, vanto della città. A questo principe esperto di arte militare, i torinesi devono la liberazione della città e la vittoria contro la Francia, che permise al Ducato di Savoia di trasformarsi in quel regno (di Sicilia, poi di Sardegna) destinato a diventare nel 1861 il regno dell’Italia unita.
Proprio su questo mecenate - che l’Accademico di Francia Marc Fumaroli ha definito “l’Achille francese al servizio degli Asburgo” - sono puntati i riflettori in questo 2012 in occasione della prima raffinata mostra a lui dedicata in Italia. Curata da Carla Enrica Spantigati nella Reggia di Venaria Reale si può ammirare “I quadri del Re: le raccolte del Principe Eugenio”: 130 opere di celebri artisti che tornano a costituire la “quadreria della Reggia” in attesa dell’allestimento definitivo della nuova Galleria Sabauda nella manica nuova di Palazzo Reale a Torino.
Di buon auspicio per il lettore leviamo i calici nel ricordo del principe Eugenio come si usava fare ai suoi tempi in Inghilterra:
Drink, drink, drink we then
A flowing glass to Prince Eugene
(Beviam, beviam, beviam ordunque / un bicchiere traboccante al Principe Eugenio).

Vittorio G. Cardinali
 Torino, giugno 2012

Prefazione dell'Arciduca Otto d'Asburgo
Al principe Eugenio di Savoia, che Napoleone annoverò fra i grandi condottieri, spetta un posto di primo piano nella storia del secolo XVIII. Guida e stratega delle grandi battaglie, in esse non si esaurì. Più importanti, infatti, ci appaiono oggi la lungimirante capacità politica, le straordinarie doti di statista che gli consentirono di subordinar le azioni belliche a una ben più ampia concezione, e di porre alla politica asburgica obiettivi lontani; vorrei dire, anzi, obiettivi senza tempo.
Eugenio riuscì a scorgere, oltre i propri limiti storici, ciò che noi cominciamo a capire soltanto ora, provati come siamo dalle catastrofi del XX secolo: la visione di un’Europa naturalmente unitaria pur nelle sue diverse articolazioni. Il vecchio mondo non potrà che spegnersi lentamente, se non riuscirà a realizzare il progetto unitario. Eugenio, due secoli fa, intuì ciò che Coudenhove Kalergi ci disse chiaramente solo nel 1922. E a ragione Biagio Curini definì «genio europeo» questo personaggio del tutto fuori del comune. Gli storici hanno troppo a lungo trascurato lo statista e l’accorto architetto politico. Ed è proprio questi che, oggi, assume per noi un significato preminente, se vogliamo riconoscere nella storia non una scienza statica, da museo, ma una maestra di politica.
Dobbiamo quindi essere grati a Wolfgang Oppenheimer, il quale ha scritto una biografia che esalta il ruolo europeo di Eugenio.
Quest’opera non ha solo un valore scientifico per coloro che sanno riconoscere nel passato i germi del futuro, quando veramente la funzione della storia serve alla vita. È un testo che ci fa capire come spetti a noi, che viviamo nel presente, edificare quanto i grandi uomini riuscirono a intravedere. Il mio augurio è quindi che siamo in molti a leggere questo libro.                               Otto von Habsburg +

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