Wolfgang Oppenheimer – Vittorio G. Cardinali
La straordinaria avventura del Principe Eugenio
L’Achille sabaudo al servizio degli Asburgo
PREFAZIONI di Otto
Von Habsburg - Maria
Gabriella di Savoia
Presentazione
Torino e Vienna sono due città
europee con molti punti in comune: entrambe orbitano su un fiume, hanno spazi
verdi, in particolare la collina, vantano una notevole vitalità culturale e
sono state capitali di illustri monarchie. Savoia e Asburgo hanno retto per
secoli le sorti di un piccolo regno transalpino e di un grande impero
transnazionale: due casate alternativamente alleate e nemiche, che hanno
salvato gli antichi domini e il trono grazie ai servigi di uno stratega dalla
triplice nazionalità (francese, italiana e austriaca), il feldmaresciallo
imperiale Eugenio di Savoia Soissons. Due regni crollati nel XX secolo a causa
di terribili conflagrazioni mondiali.
In questa
biografia, La straordinaria avventura del Principe Eugenio. L’Achille
sabaudo al servizio degli Asburgo, scritta da Wolfgang Oppenheimer nel 1979,
che oggi presentiamo ampliata e aggiornata in molte sue parti, la storia
ribadisce, a distanza di oltre tre secoli, l'importanza dei rapporti tra
Piemonte e Austria, nel più ampio contesto europeo. Perché se gli austriaci del
Settecento creavano il mito del principe di origini sabaude per le sue gesta
militari e la sua magnificenza di mecenate, onorando innanzitutto un italiano,
oggi i piemontesi possono riscoprire la grandezza del condottiero al servizio
dell'Impero, così trascurato sotto la Mole e così amato nella capitale
asburgica.
Stratega e
diplomatico, uomo di Stato e fautore della cultura, questo personaggio vissuto
tra il 1663 e il 1736 è visto in modo diverso al di qua e al di la delle Alpi.
Per l’Austria è stato un grande, ma da noi cosa si sa di Eugenio, che Federico
di Prussia considerava uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi? Poco o
niente, perché l’Italia si lascia rubare quello che le appartiene.
Proprio
per colmare questa grossa lacuna e sottolineare con un’iniziativa culturale
privata l’importanza non solo italiana e piemontese, ma la grandezza e il
respiro europeo di Eugenio, fin dal 1994 l’Associazione Immagine per il
Piemonte, da me presieduta, ha curato numerose iniziative sulla figura del
principe per rendere omaggio al grande condottiero e all'uomo politico che fra
i primi ebbe una visione globalizzante dell'Europa.
Nato
francese, figlio di madre italiana e di padre savoiardo, il grande condottiero
sabaudo dedicò la sua vita al servizio della casa d’Asburgo. Per questo su un
lato del suo monumento a Vienna sta scritto: Al glorioso vincitore dei nemici dell’Austria. Proprio il servizio
(fedele sempre al giuramento fatto a ventidue anni) era stato la stella polare
della sua vita, mentre l’arte, che lo indusse a raccogliere quadrerie e
biblioteche splendide, fu la sua passione costante.
Infatti, i
meriti di Eugenio di Savoia Soissons furono straordinari non solo in campo
militare, ma anche diplomatico e culturale. Anche per questo su un altro lato
del monumento sta scritto: Al
saggio consigliere di tre imperatori.
La sua
variegata personalità gli permise di salvare l’Impero alla fine del Seicento,
dall’invasione ottomana e lo guidò a raccogliere capolavori d’arte con lo
spirito del collezionista settecentesco, così come in quegli anni si delineava
tale figura nelle principali Corti europee.
Le sue
collezioni d’arte provenienti dal palazzo del Belvedere a Vienna formano oggi
il corpus principale delle
raccolte della Galleria Sabauda di Torino, vanto della città. A questo principe
esperto di arte militare, i torinesi devono la liberazione della città e la
vittoria contro la Francia, che permise al Ducato di Savoia di trasformarsi in
quel regno (di Sicilia, poi di Sardegna) destinato a diventare nel 1861 il
regno dell’Italia unita.
Proprio su
questo mecenate - che l’Accademico di Francia Marc Fumaroli ha definito “l’Achille
francese al servizio degli Asburgo” - sono puntati i riflettori in questo 2012
in occasione della prima raffinata mostra a lui dedicata in Italia. Curata da
Carla Enrica Spantigati nella Reggia di Venaria Reale si può ammirare “I quadri
del Re: le raccolte del Principe Eugenio”: 130 opere di celebri artisti che
tornano a costituire la “quadreria della Reggia” in attesa dell’allestimento
definitivo della nuova Galleria Sabauda nella manica nuova di Palazzo Reale a
Torino.
Di buon
auspicio per il lettore leviamo i calici nel ricordo del principe Eugenio come
si usava fare ai suoi tempi in Inghilterra:
Drink, drink, drink we then
A flowing glass to Prince Eugene
(Beviam,
beviam, beviam ordunque / un bicchiere traboccante al Principe Eugenio).
Vittorio
G. Cardinali
Prefazione dell'Arciduca Otto d'Asburgo
Al principe Eugenio
di Savoia, che Napoleone annoverò fra i grandi condottieri, spetta un posto di
primo piano nella storia del secolo XVIII. Guida e stratega delle grandi
battaglie, in esse non si esaurì. Più importanti, infatti, ci appaiono oggi la
lungimirante capacità politica, le straordinarie doti di statista che gli
consentirono di subordinar le azioni belliche a una ben più ampia concezione, e
di porre alla politica asburgica obiettivi lontani; vorrei dire, anzi,
obiettivi senza tempo.
Eugenio riuscì a scorgere, oltre i propri limiti storici, ciò che noi
cominciamo a capire soltanto ora, provati come siamo dalle catastrofi del XX
secolo: la visione di un’Europa naturalmente unitaria pur nelle sue diverse
articolazioni. Il vecchio mondo non potrà che spegnersi lentamente,
se non riuscirà a realizzare il progetto unitario. Eugenio, due secoli fa,
intuì ciò che Coudenhove Kalergi ci disse chiaramente solo nel 1922. E a
ragione Biagio Curini definì «genio europeo» questo personaggio del tutto fuori
del comune. Gli storici hanno troppo a lungo trascurato lo
statista e l’accorto architetto politico. Ed è proprio questi che, oggi, assume
per noi un significato preminente, se vogliamo riconoscere nella storia non una
scienza statica, da museo, ma una maestra di politica.
Dobbiamo quindi essere grati a Wolfgang Oppenheimer,
il quale ha scritto una biografia che esalta il ruolo europeo di Eugenio.
Quest’opera non ha solo un valore scientifico per
coloro che sanno riconoscere nel passato i germi del futuro, quando veramente
la funzione della storia serve alla vita. È un testo che ci fa capire come
spetti a noi, che viviamo nel presente, edificare quanto i grandi uomini
riuscirono a intravedere. Il mio augurio è quindi che siamo in molti a leggere
questo libro. Otto von Habsburg +
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