Ottavio Mazzonis tra
arte, industria e ragione ricordato in una bella mostra
Ricordare
un pittore di spiccate capacità ma di carattere riservato e schivo – com’è
quello di ogni piemontese doc – non è facile. Ci hanno pensato il Museo di Arti
Orientali e la Fondazione a lui dedicata organizzando tra 2011 e 2012 la
mostra “Ottavio Mazzonis 1955-2010. Arte, industria, ragione in Palazzo
Mazzonis” (v. S. Domenico 11)
proprio nella sale della dimora che lo vide nascere nel 1921. Sono esposti
cartoni preparatori di grandi dimensioni, un modelletto e un bozzetto, un
repertorio fotografico, oltre a due busti in gesso raffiguranti il maestro e la
sua musa Silvia.
Noto
a livello internazionale per le sue fortunate esperienze espositive che,
nell'arco di 50 anni, hanno visto le sue tele nelle più prestigiose rassegne
pubbliche e in importanti gallerie, Ottavio Mazzonis si è spento nel 2010 a
novant’anni dopo aver goduto in vita di una fama consolidata derivante dalla
qualità del suo impegno, basato sulla continua ricerca e su di un entusiasmo
coinvolgente.
Di
lui il criitico d'arte Vittorio Sgarbi ha scritto: «Pochissimi torinesi conoscono Mazzonis,
pittore che guarda alla tradizione settecentesca con grande ariosità e con una
straordinaria sensibilità simbolista. Insomma, soprattutto nell'arte torinese,
chi dipinge è colpevole, chi fa altre cose è creativo», mentre l’amica di
famiglia Bianca Locatelli ne sottolinea il tratto umano: «Era un uomo
schivo e riservato – nello stile piemontese più schietto e antico – così come
nella pittura elaborava uno stile classico e figurativo amato da molte
generazioni. Aborriva l’arte moderna».
Con
la Fondazione “Ottavio Mazzonis”, l’artista ha lasciato alla presidente Silvia
Pirracchio il compito di proseguire la diffusione della sua magnifica arte. Pittore
e scultore, era nato a Torino nel 1921. Le sue grandi opere toccano tematiche tradizionali
(dai soggetti religiosi alle composizioni, dai ritratti alle nature silenti,
dai nudi ai paesaggi) e sono specchio rivelatore di un artista che ha saputo
conquistarsi presto una sua cifra nell'ambito dell'arte italiana del Novecento (vgc).
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